Prof. Domenico D'Ugo

Pancreatite acuta: il caso della Littizzetto

Pancreatite acuta: è la diagnosi che ha ricevuto la comica e conduttrice televisiva Luciana Littizzetto lo scorso febbraio quando è stata costretta a recarsi d’urgenza al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Torino. La Littizzetto ha dichiarato di aver provato dei fortissimi dolori addominali e di aver inizialmente pensato a un esito estremo di una semplice influenza, considerando anche il periodo stagionale. I medici, però, hanno saputo prontamente riconoscere i segnali di una pancreatite acuta, attivandosi per trattarla in maniera adeguata.

Quello di Luciana Littizzetto non è un caso isolato. Molti pazienti dopo la diagnosi dichiarano di non aver mai avuto alcun sintomo che potesse metterli in allarme e che l’esordio della pancreatite è stato improvviso. La sensazione di sofferenza che si prova in questi casi, infatti, non viene subito messa in relazione con il pancreas, soprattutto in assenza di sintomatologia precedente.

Pancreatite: guarda l’intervista del Prof. Domenico D’Ugo a Belli Dentro e Belli Fuori su La7

Pancreatite acuta: quali sono i sintomi?

Esiste una vasta gradazione di sintomi con cui può presentarsi una pancreatite acuta. Si va dal lieve dolore fino a situazioni molto gravi che provocano un forte senso di allarme e possono generare anche una vera e propria situazione di shock.

Il sintomo tipico della pancreatite, con cui viene riconosciuta nella maggior parte dei casi, è un dolore molto forte localizzato dietro il plesso solare. Può trattarsi di un dolore continuativo nel tempo oppure può oscillare nei giorni fino a diventare, con l’aggravarsi della patologia, insostenibile. Questo dolore finisce per non dare tregua al paziente e dovrebbe dunque mettere subito in allarme.
Allo stesso modo, il dolore può svilupparsi nell’arco di giorni ma anche presentarsi in maniera totalmente improvvisa dando luogo immediatamente a situazioni gravi che richiedono di recarsi subito in Pronto Soccorso.

La pancreatite acuta è riscontrata maggiormente nelle donne rispetto agli uomini. Ciò è dovuto alla sua causa, strettamente legata alla calcolosi delle vie biliari, che è più frequente nel sesso femminile, anche se solo per pochi punti percentuali.
Le forme croniche di pancreatite, al contrario, si presentano maggiormente negli uomini perché legate a fattori di rischio quali alcolismo e tabagismo, più frequenti invece nel sesso maschile.

Il 70% delle pancreatiti acute è di origine ostruttiva. Il pancreas, infatti, non ha solo la funzione di produrre insulina. La produzione di insulina rappresenta solo una piccola parte delle funzioni del pancreas, una funzione endocrina.

In realtà, però, il pancreas è una grossa ghiandola esocrina. Il suo compito è anche quello di produrre enzimi e sostanze che vengono immesse nell’intestino per poter preparare il cibo all’assorbimento. Si tratta di sostanze aggressive che hanno una funzione importante nella digestione, ma che possono anche dar vita, in certe condizioni, a un’infiammazione.

Esiste poi una casistica molto più limitata di pancreatiti acute che non sono di origine ostruttiva. Tra queste ricordiamo la pancreatite acuta necrotica emorragica, una vera e propria condizione di shock che va affrontato immediatamente in chirurgia.

Pancreatite acuta: qual è la causa del dolore?

Il pancreas è una ghiandola che produce enzimi e altre sostanze che hanno il compito di facilitare il processo digestivo. Queste sostanze vengono immesse in dotti primari e secondari che arrivano fino al duodeno e al tubo digerente. In questo punto di scarico delle sostanze prodotte dal pancreas arriva anche il dotto biliare: la bile e i prodotti del pancreas qui cooperano infatti alla digestione.

Quando questo punto d’unione tra il dotto biliare e i dotti in cui viaggiano gli enzimi pancreatici è ostruito dalla formazione anche solo di un calcolo di piccole dimensioni, la funzionalità del pancreas trova un ostacolo e dà origine a un’infiammazione che si rivolge verso la ghiandola stessa.  È proprio questa infiammazione a dare origine al tipico dolore provato dai pazienti che vengono colpiti dalla pancreatite acuta.

Se è vero che la maggior parte delle pancreatiti acute sono provocate proprio da un calcolo che ostruisce i dotti del sistema digerente, è facile comprendere l’importanza della prevenzione.

I pazienti consapevoli di essere affetti da calcolosi biliare devono trattare tempestivamente la loro condizione ed eliminare i calcoli al fine di non sviluppare mai una pancreatite acuta.

Come si tratta la pancreatite acuta?

Per trattare la pancreatite acuta spesso la prima opzione terapeutica è quella di prescrivere farmaci che svolgono un’attività litica sul deposito di bile divenuto denso. Tuttavia, questa scelta si rivela spesso efficace solo in un numero limitato di pazienti.

La migliore opzione terapeutica è in realtà rappresentata dall’intervento di rimozione della colecisti (o cistifellea) laddove il paziente sia affetto da calcolosi biliare. Questo intervento oggi si svolge in maniera completamente mini-invasiva, con un rischio pressoché assente e una degenza inferiore alle 36 ore. Asportando l’organo che contiene i calcoli non ci sono conseguenze sulla digestione o sulla salute generale del paziente e si potrà essere sicuri di non incorrere nuovamente in episodi di pancreatite acuta.

La rimozione chirurgica della colecisti rappresenta per il paziente un’assoluta certezza di non sviluppare di nuovo una pancreatite. Durante l’intervento, il chirurgo dovrà però avere l’accortezza di rimuovere ogni residuo dei calcoli presenti. Anche un micro-residuo polveroso nella via biliare, infatti, potrebbe diventare un residuo di deposito e portare, negli anni, a un nuovo sviluppo di calcoli biliari.
In questi pazienti, inoltre, è indicata la somministrazione di sostanze fluidificanti della bile: queste permetteranno di azzerare il rischio di recidiva di pancreatite acuta.

Pancreatite: le forme croniche

Esiste anche un altro tipo di pancreatite, ovvero quella cronica.

Mentre la pancreatite acuta dipende da un episodio ostruttivo dei dotti presenti nell’intestino, la sua forma cronica è legata a fattori di rischio inerenti allo stile di vita e all’alimentazione.

Da una parte abbiamo l’alimentazione. L’alimentazione corretta deve essere completa e includere tutti i nutrienti di cui il corpo ha bisogno per funzionare correttamente, senza escludere nulla se non gli alimenti ultra-processati.

Dall’altra abbiamo invece il grande nemico del pancreas: l’alcol. Proprio a causa degli effetti estremamente negativi dell’alcol su questa ghiandola, in pazienti alcolisti è molto frequente l’insorgenza di pancreatiti acute o croniche. Queste ultime forme possono evolvere in maniera subdola e lenta.

Ecco perché l’esplosione di una pancreatite acuta in un pancreas già danneggiato da pancreatite cronica, tipico degli alcolisti, è un problema che può rivelarsi per loro anche mortale.

Pancreatite acuta e cronica: l’importanza della prevenzione

Quando si parla di cura della pancreatite, il Prof. Domenico D’Ugo ricorda sempre l’insegnamento del suo maestro americano, che affermava che la miglior cura per questa patologia fosse quella delle “3 P”:Prevention, Prevention, Prevention.

Cosa significa questo messaggio?
Significa che non bisogna mai trascurare l’esistenza di queste patologie e muoversi per tempo per capire quale possa essere il fattore di rischio che dà origine alla sintomatologia.

La calcolosi delle vie biliari è purtroppo molto frequente, ma oggi rappresenta una delle patologie più facili da diagnosticare. È necessaria una semplice ecografia delle vie biliari, da eseguire una volta ogni 1-2 anni anche in assenza di sintomi, per verificare lo stato di salute dei propri dotti biliari. In questo modo sarà possibile evitare l’insorgenza di problematiche ben più gravi, come la pancreatite.

Dall’altra parte abbiamo invece la prevenzione che passa dallo stile di vita. Un’alimentazione sana e l’abitudine al movimento e all’attività fisica rappresentano una sorta di “assicurazione” per il nostro organismo: nutrendolo al meglio e curandolo quotidianamente possiamo fare molto per prevenire disturbi gastro-intestinali anche gravi.

Condividi:

Facebook
Twitter
LinkedIn